Libere dall’obbligo della libertà

Libere dall’obbligo della libertà

IMG_5399Ho sempre pensato che l’obbligo di coprirsi fosse qualcosa di disumano, perché l’idea che lo regge è la colpevolezza intrinseca che caratterizzerebbe il corpo femminile: l’ho pensato in merito ai costumi islamici, ma, soprattutto, l’ho pensato tutte le volte che ho rischiato di essere rispedita a casa dalla mia scuola cattolica per aver peccato di minigonna.
E lo penso tutte le volte che sento gridare “puttana” ogni volta che un paio di pantaloncini viene interpretato come una sfida alla moralità cristiana.
Ma visto che ultimamente si parla spesso e, a parer mio, nel modo sbagliato dei vari modi in cui le donne musulmane di coprono per uscire di casa, ho iniziato a guardare alle cose con un po’ più di apertura e a cercare di capire quali motivazioni spingessero una donna a velarsi.

Innanzitutto, per riuscirci, bisogna operare una distinzione. Non esiste un solo tipo di “velo”, ce ne sono molti e ognuno è diverso dagli altri per grandezza, parti del corpo che copre, significato ed area geografica in cui viene utilizzato. Vorrei poter fare molta più informazione, ma io non sono musulmana, quindi mi affido a voi: c’è qualche ragazza musulmana che se la sentirebbe di raccontaci come stanno davvero le cose?

Una volta che abbiamo capito che non possiamo semplificare la questione a “il velo”, possiamo cercare di comprendere le ragioni dell’utilizzo di questo indumento.
Fermarsi all’obbligo non basta più, bisogna considerare che si tratta di una norma interiorizzata dalle donne musulmane che, perciò, la vivono con normalità.

Ma anche così non stiamo analizzando a fondo la questione.

Anche nel momento in cui non ci fosse un’accettazione di questa regola, non si può non considerare che perdere un’abitudine, disimparare una lezione e trasgredire una norma del tutto interiorizzata non è facile, richiede tempo, convinzione ed impegno.
Senza contare, poi, che stiamo parlando un’usanza che ha anche un forte significato religioso e che, di questi tempi, dichiararsi apertamente musulmana mette in una condizione di pericolo, a causa dell’odio che si sta diffondendo contro gli innocenti, per via delle azioni di chi è davvero colpevole, quindi rimane un gesto che non condannerei fino infondo.

A me piace fare un parallelismo tra questa usanza e la depilazione: è un’imposizione sul corpo femminile, è qualcosa che da molte viene subita e vissuta male, ma è una regola interiorizzata e non ci sogneremmo mai di uscire di casa senza rispettarla. Altre donne, invece, la amano.

Cosa dovrebbe fare, quindi, il femminismo occidentale di fronte a questo tema?

Io direi che, prima di tutto, dobbiamo ascoltare: si tratta di una cultura diversa dalla nostra, che noi conosciamo soprattutto tramite stereotipi, quindi è nostro dovere avvicinarci con sincerità alle donne che vivono questa realtà in prima persona per avere consapevolezza di ciò che è veramente. Troveremmo il punto di vista di chi non vuole separarsene e avremmo il compito di comprenderne i motivi; incontreremmo chi si batte contro questa imposizione e dovremmo sostenere questa battaglia; ascolteremmo testimonianze più sofferte di quelle donne che vorrebbero liberarsene, ma non ce la fanno per via delle diverse costrizioni sociali a cui sono sottoposte fin da bambine e dovremmo impegnarci per migliorare la loro condizione.

Poi dovremmo ricordarci che il femminismo esiste per dare alle donne libertà di scelta, perciò non possiamo permetterci di imporre ad una donna di scoprirsi perché secondo il nostro punto di vista sarebbe più libera se non indossasse nessun genere di velo. Una libertà imposta non è diversa da un obbligo che opprime.

Come ultima cosa, dovremmo iniziare a collaborare: dobbiamo darci forza a vicenda, occupandoci delle situazioni che non ci toccano e costruendo un dialogo interculturale che possa portare le donne di tutto il mondo ad essere libere.

Obbligare una donna ad un trauma tanto grande non la farebbe sentire libera, la sconvolgerebbe e la farebbe sentire in pericolo.
L’evoluzione e l’apertura di una cultura richiedono tempo, è nostro compito garantire che questo tempo venga impiegato nella maniera giusta.
Intersezionale significa anche questo.

4 thoughts on “Libere dall’obbligo della libertà

  1. Secondo me bisogna rispettare costumi, tradizioni e religioni diverse e non pensare che il nostro stile debba essere regola ovunque. Ciò detto, sono per la libertà di scelta, nel rispetto altrui. E comunque, i vestiti sono una maschera, e nel dubbio di cosa va coperto e cosa no, sono per la libertà naturista!

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  2. mi spiace ma l’equiparazione velo-depilazione non sta affatto in piedi. Una donna (e anche un uomo) sceglie liberamente di depilarsi, è una scelta estetica non religiosa e chi sceglie diversamente non viene ammazzato dai suoi stessi parenti. Quando un pare di famiglia taglierà la gola alla figlia rea di non essersi depilata, il paragone avrà senso, fino ad allora è una boutade relativista per sembrare “politically correct”. vedi io sono sicuro che molte donne scelgono liberamente di velarsi così come molte donne scelgono liberamente di depilarsi, ma mentre le figlie delle libere donne depilate possono scegliere diversamente senza essere rinnegate dalla famiglia, non si può dire lo stesso per le figlie delle libere donne velate (magari col niqab) che vorrebbero scoprire il capo (per non parlare di altre parti del corpo): questa è la differenza tra mondo laico e mondo dominato dalla religione (religione, islamica o cristiana che non è amica dei diritti umani e quindi neanche delle donne).
    quello che dici per il velo vale anche per la prostituzione? Sai anche là si incontrano testimonianze di donne che costrette a prostituirsi che vogliono liberarsene e donne che invece l’hanno scelto e sono contente, eppure mi pare che il femminismo sia piuttosto diviso sul tema e sulle posizioni da prendere davanti a donne che si dichiarano contente di fare qualcosa che a noi non sembra libertà

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    1. Normalmente avrei eliminato il suo commento senza neanche leggerlo perché, al solito, non avrebbe aggiunto nulla di utile ad un dibattito costruttivo. Questa volta lo tengo perché le sue argomentazioni illogiche dimostrano da sole che non ha colto neanche per sbaglio il messaggio dell’articolo.
      E le rinnovo l’invito ad ascoltare.
      •La Mucca Intellettuale

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      1. io sarò illogico ma aggiungo che sono contro i divieti legali adottati in francia perchè li trovo contro-producenti ma l’equiparazione depilazione-velo resta sbagliata per i motivi che ho detto

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